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Parkinson: nuove terapie e l’importanza della riabilitazione neuro-motoria

Parkinson: nuove terapie e l’importanza della riabilitazione neuro-motoria

Il Parkinson è una malattia neurodegenerativa che colpisce circa 6 milioni di persone nel mondo e che causa sintomi come tremori, rigidità, bradicinesia e alterazioni cognitive.


Come inizia la malattia del Parkinson?

Il Parkinson inizia con la degenerazione progressiva delle cellule nervose che producono dopamina, un neurotrasmettitore essenziale per il controllo dei movimenti volontari e involontari. Questa degenerazione interessa principalmente una zona del cervello chiamata sostanza nera, che può perdere fino al 60% delle sue cellule quando compaiono i primi sintomi. I sintomi tipici del Parkinson sono:

  • Tremore a riposo, che interessa soprattutto le mani, le braccia e le gambe, ma anche il mento, le labbra e la lingua.
  • Rigidità muscolare, che rende difficili i movimenti e provoca dolore e crampi.
  • Bradicinesia, ovvero la lentezza dei movimenti automatici, come camminare, parlare, scrivere e deglutire.
  • Instabilità posturale, che compromette l’equilibrio e aumenta il rischio di cadute.

I sintomi possono essere asimmetrici, cioè più evidenti da un lato del corpo rispetto all’altro. Possono anche variare nel tempo e in base ai farmaci assunti.
Oltre ai sintomi motori, il Parkinson può causare anche sintomi non motori, come:

  • Perdita dell’olfatto
  • Stipsi
  • Alterazioni del sonno
  • Depressione
  • Ansia
  • Demenza

Questi sintomi possono precedere o accompagnare quelli motori e possono essere utili per una diagnosi precoce della malattia.


Quanti anni si sopravvive con il Parkinson?

Il Parkinson è una malattia cronica e progressiva, che non ha una cura definitiva ma solo trattamenti sintomatici. Tuttavia, la sopravvivenza dei pazienti con Parkinson è variabile e dipende da diversi fattori, come:

  • L’età di insorgenza della malattia
  • La gravità dei sintomi
  • La presenza di complicanze
  • La risposta ai farmaci
  • Lo stile di vita
  • Il supporto familiare e sociale

Alcuni fattori che possono influenzare negativamente la sopravvivenza sono:

  • L’esordio precoce della malattia (prima dei 50 anni)
  • La presenza di demenza
  • La presenza di disturbi del sonno
  • La presenza di disfagia (difficoltà a deglutire)
  • La presenza di infezioni respiratorie

Al contrario, alcuni fattori che possono influenzare positivamente la sopravvivenza sono:

  • L’esordio tardivo della malattia (dopo i 70 anni)
  • La presenza di tremore come sintomo predominante
  • La buona risposta alla levodopa (il farmaco principale per il Parkinson)
  • L’attività fisica regolare
  • La riabilitazione neuro-motoria

Come si fa a capire se si ha il Parkinson?

La diagnosi del Parkinson si basa principalmente sull’esame clinico, che valuta la presenza e la gravità dei sintomi motori e non motori. Il medico può anche richiedere una storia familiare e clinica del paziente, per escludere altre possibili cause dei disturbi. In alcuni casi, possono essere utili degli esami diagnostici complementari, come:

  • La PET cerebrale, che misura il metabolismo delle cellule nervose e può evidenziare una riduzione della dopamina nel cervello.
  • La RMN ad alto campo, che permette di visualizzare le strutture cerebrali e può rilevare eventuali anomalie o lesioni.
  • La SPECT DATscan, che valuta il trasporto della dopamina nelle terminazioni nervose e può mostrare una diminuzione della sua captazione.

Questi esami non sono specifici per il Parkinson e non sono sempre necessari o disponibili. Possono essere utili per confermare la diagnosi o per differenziare il Parkinson da altre malattie simili, come l’atipico Parkinsonismo o il tremore essenziale.


Esiste una cura per il Parkinson?

Non esiste ancora una cura definitiva per il Parkinson, ma la ricerca sta facendo passi avanti per trovare nuove terapie che possano rallentare o arrestare la progressione della malattia e migliorare la qualità di vita dei pazienti.

Una delle aree più promettenti è quella della terapia genica, che consiste nell’introdurre nel cervello dei geni capaci di ripristinare il funzionamento delle cellule nervose danneggiate dal Parkinson. Alcuni studi clinici hanno dimostrato che questa tecnica può ridurre i sintomi motori e aumentare i livelli di dopamina, il neurotrasmettitore che viene a mancare nel Parkinson. Tuttavia, la terapia genica presenta ancora delle sfide, come la sicurezza, l’efficacia a lungo termine e la selezione dei pazienti più idonei.

Un’altra strategia in fase di sperimentazione è quella della stimolazione cerebrale profonda (DBS), che consiste nell’impiantare nel cervello dei microelettrodi collegati a un generatore di impulsi elettrici. Questi impulsi possono modulare l’attività delle aree cerebrali coinvolte nel Parkinson e alleviare i sintomi motori. La DBS è già una terapia approvata per i pazienti con Parkinson avanzato e refrattario ai farmaci, ma si sta cercando di migliorarne l’efficienza, la personalizzazione e la riduzione degli effetti collaterali.


Oltre alle terapie farmacologiche e chirurgiche, un ruolo fondamentale nel trattamento del Parkinson è svolto dalla riabilitazione neuro-motoria, che consiste in un programma di esercizi fisici e cognitivi mirati a mantenere o recuperare le capacità funzionali dei pazienti. La riabilitazione neuro-motoria può aiutare a contrastare la perdita di forza, equilibrio, coordinazione, flessibilità e resistenza che caratterizzano il Parkinson. Inoltre, può favorire il benessere psicologico, sociale e affettivo dei pazienti, spesso compromesso dalla malattia.


La riabilitazione neuro-motoria deve essere iniziata il prima possibile dopo la diagnosi di Parkinson e deve essere continuata per tutta la durata della malattia. Deve essere personalizzata in base alle esigenze e alle potenzialità di ogni paziente e deve essere svolta sotto la supervisione di un team multidisciplinare di professionisti sanitari (neurologo, fisioterapista, logopedista, psicologo, ecc.). Tra le attività più efficaci per i pazienti con Parkinson ci sono il cammino, il ciclismo, il tai chi, il ballo, il canto e gli esercizi cognitivi.


In conclusione, il Parkinson è una malattia complessa che richiede un approccio integrato tra terapie mediche e riabilitative.
La ricerca sta lavorando per sviluppare nuove terapie che possano modificare il decorso della malattia e offrire una speranza ai pazienti.
La riabilitazione neuro-motoria è una componente essenziale del trattamento del Parkinson che può migliorare la funzionalità e la qualità di vita dei pazienti.


Per questo in Cosmocare da diversi anni ci dedichiamo con attenzione e aggiornamento costante proprio a questo aspetto: team multifunzionali di assistenza alla persona e alla famiglia per migliorare la qualità di vita durante tutto il percorso.

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